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"Olinto, nel suo breve ma intenso ricordo scritto nelle trincee del Monte Nero, ci fa intuire di essere giunto al fronte nell'anno e nel mese peggiore degli oltre tre anni di guerra. Vi arriva probabilmente nei giorni fatali della più cocente sconfitta del nostro esercito e dalle parole laconiche ma che suonano anche di accusa nei confronti dei suoi comandanti 'ora vi racconterò come erano i nostri superiori che è per loro che sono in queste mani', appare chiaro che si sta combattendo la dodicesima battaglia dell'Isonzo che passerà alla storia come la 'disfatta di Caporetto'. Era il 24 ottobre 1917. Olinto ci parla anche di una nuova guerra, della guerra di trincea, ma anche di una guerra dove ancora vigevano i principi dell'onore del vinto, dove i prigionieri venivano trattati 'come i suoi colleghi' riferendosi ai 'bravi tedeschi' scrive Olinto. Chissà cosa avrà pensato l'autore di queste parole venti anni dopo quando avrà assistito all'Olocausto". (Dalla Prefazione di Giulio Fè)